Generali, occhi puntati su Tremonti


FRANCESCO PATERNO’

Oggi nuovo consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali per cooptare alla presidenza della compagnia il sostituto del dimissionario Cesare Geronzi. Il neo presidente sarà operativo però dall’assemblea degli azionisti, fissata al prossimo 30 aprile. In prima fila resta Gabriele Galateri di Genola, presidente in uscita di Telecom Italia, società che ha in calendario un suo consiglio di amministrazione per martedì 12 aprile. Ma non sarà una nomina come Galateri a segnare la vera discontinuità negli equilibri di potere del capitalismo italiano, «un mondo di cappa e spada» come annota con un certo spirito il Financial Times.
L’allontanamento di Geronzi, deciso dai consiglieri di minoranza con l’apporto decisivo del socio maggioritario di Mediobanca e il non possumus di Giulio Tremonti, segna il progressivo smottamento di un sistema di potere intorno e per conto di Silvio Berlusconi. La caduta di Geronzi apre a nuovi equilibri comunque difficili da decifrare, perché legati alla sopravvivenza politica del presidente del consiglio. Dato per spacciato da molti dentro la sua stessa maggioranza, ma ancora in sella e con elezioni confinate in un orizzonte sempre più nebuloso.
Non è un caso che la politica si sia tenuta abbastanza alla larga dalla vicenda, almeno pubblicamente. I pochi esponenti a parlare del Pdl berlusconiano hanno fatto una difesa d’ufficio di Geronzi. Pochi altri si sono espressi a favore della cacciata, dal gruppo finiano all’Italia dei Valori, e molti silenzi ci sono stati nel principale partito di opposizione, il Pd. Il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi è stato il più originale nello scoprire un nervo del caso Geronzi di cui poco si è finora parlato: «Non gli si perdona di essere un banchiere cattolico».
Lontano dagli occhi e dal vaticano, sugli assetti di potere dell’ex «salotto buono» della finanza italiana (ormai set di cappa o spada o piuttosto un ring), la partita è solo agli inizi e si sposterà a breve su Mediobanca. Ma che si sia stata una «svolta epocale» o ci si avvi a questo, sembra per ora eccessivo. Se Geronzi ha affidato al direttore del Corriere della Sera un suo ultimo bellicoso quanto debole messaggio – «ha vinto una gioventù anziana» e «non è stato ancora scritto il capitolo finale» – il commento del Wall Street Journal (favorevole al cambio della guardia a Generali) appare a dir poco ottimista insieme alla linea della «svolta epocale»: «Tutto il sistema economico ne avrà da guadagnare, se la sua uscita di scena aumenterà la fiducia degli investitori nella trasparenza delle politiche di investimento di generali e nell’indipendenza del suo cda».
Gli occhi vanno girati piuttosto verso Tremonti, il ministro che non parla al telefono, che non manda sms, che non viene mai intercettato da nessun pm. Sulle nomine agli enti pubblici annunciate lunedì sera, lui ha portato a casa i presidenti di Eni ed Enel facendone scrivere bene quasi a tutti con la scusa che sono «giovani», ha lasciato le cose come stanno tra gli ad per la ben più delicata gestione, ha dimezzato il numero uno di Finmeccanica Pierfrancesco Guargaglini nominando amministratore delegato Giuseppe Orsi. Un interno di lungo corso che conosce il gruppo come le sue tasche e che va bene alla Lega, alleato di ferro più del ministro dell’economia che di Berlusconi. E forse è stato più di un dimezzamento, dato che si cominciano a leggere in giro strani messaggi diretti al nuovo ad.
Tornando a Generali, se è vero che il nuovo presidente passa per Mediobanca (il primo azionista), ieri a piazzetta Cuccia si sono visti in rapida successione Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro, presidente di Assogestioni, e poi Galateri. Nella guerra contro Geronzi, Assogestioni si è schierata apertamente contro la sua presidenza, con uno dei rappresentanti uscito con un sorriso grande così mercoledì pomeriggio dal cda di Generali svoltosi nella sede romana. Anche per questo potrebbe essere più elegante che, per «guardare a una nuova era di maggiore calma», come titola il Financial Times, Galateri sia preferito a Siniscalco.