Struttura, performance e comportamenti delle multinazionali italiane



Periodo di riferimento: Anni 2008-2011
Diffuso il: 21 marzo 2011
Dopo la crisi del 2009, le multinazionali industriali italiane segnalano una ripresa della loro attività nel biennio 2010-2011, più accentuata all’estero (quasi il 40% delle imprese) rispetto all’Italia (oltre il 20%). Anche l’aumento dell’occupazione è più forte all’estero.

Circa un terzo dei principali gruppi multinazionali ha dichiarato di volersi espandere all’estero nel biennio 2009-2010, contro circa un quinto di quelli medio-grandi e un decimo di quelli di piccola dimensione.

La presenza all’estero di imprese multinazionali italiane risulta rilevante e geograficamente diffusa: infatti, nel 2008 erano quasi 21 mila unità, le quali impiegano 1,5 milioni di addetti, producono un fatturato di 386 miliardi e operano in oltre 150 paesi

Queste imprese hanno realizzato un fatturato pari al 10% di quello del complesso delle imprese residenti in Italia, quota che sale al 13,5% per il fatturato al netto degli acquisti di beni e servizi.

Le controllate all’estero nella manifattura (quasi 6.500 imprese) sono poco più della metà di quelle dei servizi non finanziari, ma il loro grado di internazionalizzazione è quattro volte superiore.

I settori industriali più internazionalizzati sono l’estrazione di minerali, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche e di mezzi di trasporto. Sono comunque l’estrazione di minerali ed i servizi finanziari quelli maggiormente internazionalizzati.

Le attività industriali sono maggiormente presenti in Romania (116 mila addetti), Brasile (75 mila) e Cina (66 mila), mentre i servizi si concentrano negli Stati Uniti (106 mila addetti) e in Germania (66 mila).

Le vendite sono destinate sia al paese estero di residenza della controllata che agli altri paesi, tra cui l’Italia: nel 2008 le esportazioni rappresentano quasi il 40% del fatturato delle affiliate estere industriali.

La spesa in R&S realizzata all’estero si concentra nell’Ue27, nel Centro e Sud America e nel Nord America.

L’accesso ai nuovi mercati rappresenta il principale vantaggio connesso alla presenza diretta all’estero, seguito, nella manifattura, dalla logistica e distribuzione e dal costo del lavoro.